Involtini siciliani: un viaggio goloso tra storia e tradizione

involtini siciliani

Gli involtini siciliani, conosciuti anche come “braciole”, sono un secondo piatto di carne amato in tutta la Sicilia, in particolare nel palermitano e nel trapanese, dove regnano sovrani sui pranzi in famiglia.

Origini antiche e sapori semplici

Le loro radici affondano in una cucina povera e contadina, dove il ripieno era spesso composto da avanzi di ortaggi e salumi, uniti all’immancabile uva passa. La ricetta originale offre grande spazio alla fantasia, con varianti che si tramandano di generazione in generazione nelle cucine siciliane.

Un’infinità di varianti degli involtini siciliani

Salumi, formaggi, pomodori secchi, olive tritate e chi più ne ha più ne metta: ogni famiglia ha la sua versione segreta per rendere questo piatto ancora più gustoso.

Un tuffo nel passato con gli involtini siciliani

Dietro queste semplici fettine di carne arrotolate e ripiene si celano secoli di storia. Le “braciole”, come venivano chiamate in origine, vantano un passato affascinante che ci porta indietro nel tempo.

Dalle braci alla tavola

Cotto alla brace, il metodo di cottura originale, questo piatto conferiva alla carne un colore intenso e una consistenza croccante, senza asciugarla. Anticamente, le braciole venivano gustate intorno al fuoco, mentre in epoca barocca accompagnavano il vino rosso, diventando uno dei piatti preferiti dai siciliani.

Le origini spagnole degli involtini siciliani

Furono gli Spagnoli a introdurre questo piatto in Sicilia nel XVI secolo. Si narra che la Regina Giovanna ne fosse ghiottissima, tanto da avere a corte una squadra di cuochi dediti alla preparazione delle “braciole della Regina”.

I segreti di un successo intramontabile

Si dice che uno di questi cuochi abbia poi portato la ricetta in Sicilia, dove gli involtini vennero subito apprezzati e personalizzati. Le “braciole messinesi”, ad esempio, sono una delle specialità della città dello Stretto, con un condimento che ricalca fedelmente la tradizione.

La prima testimonianza scritta degli involtini si trova nel “De Arte Coquinaria” del Maestro Martino da Como, risalente al 1400. Martino descrive la cottura degli involtini su uno spiedo, distanziati da foglie di alloro o di cipolla.

Un tocco in più

Oltre alla versione classica, esiste anche una variante “affogata” nel sugo di pomodoro, che viene cotto a lungo per ottenere un condimento perfetto per la pasta e un secondo piatto prelibato.

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